Il bergamotto aiuta a prevenire la steatosi epatica, ovvero l’accumulo di grasso al fegato. Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Scientific Reports e realizzata dall’Università di Catanzaro ha dato ulteriore conferma che la definizione di “oro di Calabria” attribuita a questo speciale agrume sia assolutamente motivata.
Le sue proprietà terapeutiche sono molteplici così come lo sono i suoi utilizzi. Tradizionalmente usato in aromaterapia e cosmesi, negli ultimi anni il bergamotto ha catturato l’interesse di ricercatori universitari provenienti da tutte le latitudini del mondo. Infatti, la frazione polifenolica del bergamotto – nota con l’acronimo di BPF – ha rivelato a più riprese la sua azione antiossidante e la sua efficacia nella prevenzione e nel trattamento di alcune malattie cardiovascolari tra cui l’ipercolesterolemia.
Un lavoro durato cinque anni che ha coinvolto un team di ricercatori calabresi – coordinati dal prof. Vincenzo Mollace dell’Università Magna Graecia di Catanzaro – ed alcuni esponenti di rilievo internazionale nel campo delle malattie epatiche provenienti dalle università di Sidney, Rochester, Denver e Parigi, ha dimostrato in che modo l’estratto polifenolico di bergamotto agisce sulla steatosi epatica.
In particolare, l’azione del BPF ha manifestato un’azione di:
- prevenzione dell’accumulo di grasso a livello epatico;
- prevenzione dello sviluppo dello stato infiammatorio che conduce alla fibrosi epatica, cirrosi e, infine, al cancro del fegato.
«L’identificazione del meccanismo di azione molecolare del BPF nella steato-epatite non alcolica chiarisce molte delle informazioni da noi raccolte nel corso degli ultimi anni e che hanno avuto conferma nell’ambito di diverse collaborazioni internazionali che ci hanno dato accesso a modelli animali esclusivi di questa patologia, dati poi confermati da importanti sperimentazioni nell’uomo», ha affermato il dott. Vincenzo Musolino, primo autore della pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale, ai microfoni de il Quotidiano del Sud.
“Un lavoro che valorizza un prodotto esclusivo della nostra Regione” ha aggiunto il prof. Mollace che ha evidenziato anche l’opportunità offerta ai tanti giovani ricercatori locali di collaborare con esperti di fama mondiale in quello che ha definito “un insostituibile momento di crescita culturale e professionale”.
Ancora una volta il bergamotto conferma di avere potenzialità terapeutiche tali da farlo diventare uno degli oggetti di studio più intriganti nel campo della nutraceutica.